
Maurizio Molinari
Romano classe ‘64, ha iniziato come giornalista nel 1984 a La Voce Repubblicana per poi lavorare in ambito affari esteri e sicurezza in diversi quotidiani e tv. Nel 1997 è approdato a La Stampa come corrispondente diplomatico, per poi essere inviato a Bruxelles, New York e Gerusalemme-Ramallah; diventato direttore del quotidiano torinese nel 2016, ha lasciato l’incarico nel 2020 per assumere il ruolo di direttore de la Repubblica.
Sia a La Stampa che a la Repubblica ha guidato la transizione digitale del sistema editoriale, riorganizzando la redazione e ottenendo importanti risultati nella lettura digitale e nell’uso dei social network come nuovo strumento per un giornalismo di qualità.
Dal 1989 ha seguito i conflitti nei Balcani, in Medio Oriente e nel Corno d’Africa. Tra i leader da lui intervistati ci sono i presidenti degli Stati Uniti George W. Bush e Barack Obama, i Segretari di Stato americani Mike Pompeo, Condoleezza Rice, Madleine Albright e Henry Kissinger, i Segretari generali dell’ONU Kofi Annan e Ban Ki-moon, il colonnello Gheddafi, il re saudita Abdallah, i primi ministri israeliani Netanyahu e Peres, il presidente israeliano Rivlin, il presidente dell’OLP Arafat, il presidente palestinese Abbas, il comandante del Pkk Ocalan, il presidente curdo iracheno Barazani e il presidente turco Erdogan.
Ha pubblicato in Italia più di venti libri di politica estera, tra cui “Il Califfato del terrore” (2016) e “Mediterraneo conteso” (2023); è del 2024 il suo ultimo volume “La nuova guerra contro le democrazie”.